Il duello dell'Orto Delfico

 

Le voci erano troppe insistenti e troppo circostanziate perché potessero essere trascurate. Così l’Ispettore di P.S. Zippilli decise di informare il Procuratore del Re di Teramo.

      Si diceva che il 3 luglio 1894 alle ore 4, nell’orto del Conte Delfico c’era stato un duello alla sciabola tra l’avv. Francesco Recchia e Francesco Taffiorelli, direttore del “Corriere Abruzzese”, e che quest’ultimo aveva riportato una leggera lesione al braccio. Padrini di Recchia erano stati l’avv. Bartolomeo Montani e il farmacista Stanislao Ruggieri, i padrini di Taffiorelli erano stati l’avv. Francesco Moruzzi e il Conte Filippo Delfico. Avevano assistito al duello, come medici, il dott. Tommaso Gaspari e il dott. Cleto Pierannunzi.

      Si diceva, come ricostruì l’Ispettore Zippilli, facendo ordine tra voci difformi e contrastanti, che l’avv. Di Girolamo, in seguito ad offese scambiate per regioni professionali, avesse inviato all’avv. Recchia come padrini l’avv. Moruzzi e il Conte Delfico, con un cartello di sfida, accettato, e che lo sfidato avesse a sua volta nominato quali propri padrini l’avv. Montani e il farmacista Ruggieri. Il duello non aveva avuto luogo, per alcune ragioni frapposte dallo stesso sfidante, ma a quel punto l’avv. Recchia, per nulla soddisfatto della conclusione della vicenda, per mezzo degli stessi suoi padrini Montani e Ruggieri, aveva inviato un cartello di sfida ai padrini di Di Girolamo. Così si era arrivati al duello nell’orto Delfico tra l’avv. Recchia e Taffiorelli, il quale era stato leggermente ferito.

      L’Ispettore di P.S. Zippilli nella sua nota al Procuratore del Re segnalava l’opportunità di interrogare Ottavio Sardella, consegnatario delle chiavi dell’orto Delfico, dove era avvenuto il duello. Il Procuratore del Re investì nella vicenda la Pretura, la quale avviò un procedimento penale contro:

Francesco Di Girolamo, fu Leopoldo e fu Scaramazza Agnese, nato a Corropoli il 29 gennaio 1855, avvocato, coniugato con Angelozzi Annina;

Francesco Recchia, fu Alessandro e fu Rinaldi Teresa, nato a Teramo il 1° aprile 1851, avvocato, coniugato con Abatangelo Ernesta;

Francesco Moruzzi, di Stefano e fu Colleruoli Mariagrazia, nato a Campli il 30 marzo 1862, avvocato;

Francesco Taffiorelli, fu Tommaso, nato a Penne, pubblicista, celibe;

Rocco Francesco, di Michele e di Fasciani Carolina, nato a Tossicia il 23 maggio 1866, avvocato, coniugato;

Montani Bartolomeo, fu Giuseppe, e di Blasiis Vittoria, nato a Teramo il 22 marzo 1859, avvocato, coniugato con Maria Marcozzi,

Ruggieri Stanislao, fu Nicola e di Massi serafina, nato a Teramo il 19 gennaio 1861, farmacista

Filippo De Filippis Delfico, fu Gregorio, e di Delfico Marina, nato a Teramo il 23 marzo 1827, proprietario.

      Erano imputati: Di Girolamo per aver sfidato a duello Recchia; Recchia per aver accettato la sfida; Taffiorelli e Rocco per aver portato la sfida a Recchia; Recchia per aver sfidato a duello Taffiorelli e Rocco, battendosi poi col solo Taffiorelli, a cui aveva prodotto una lievissima lesione, che non aveva cagionato né malattia né impedimento ad attendere alle ordinarie occupazioni. Rocco era accusato di aver accettato la sfida di Recchia, pur senza battersi, Montani e Ruggieri di aver portato la sfida di Recchia a Taffiorelli e Rocco e per essersi prestati come padrini o secondi nel duello tra Recchia e Taffiorelli in favore di Recchia, Moruzzi e Delfico per esseri prestati come padroni o secondi in favore di Taffiorelli.

      Il 4 luglio il Giudice Istruttore del Tribunale di Teramo Giovanni Antonio Sanna Camerada  citò a comparire nel suo ufficio alle ore 10 del giorno successivo, Francesco Taffiorelli, per accertare se presentasse la lesione di cui aveva parlato nella sua nota l’Ispettore Ippoliti e per sentirlo come teste.

      La mattina del 5 luglio Francesco Taffiorelli negò di essersi battuto a duello con Francesco Recchia e perciò di aver riportato una lesione e invitò il Giudice Istruttore a sottoporlo pure a perizia medica, se riteneva. Il Giudice dispose la perizia e ne diede incarico al dott. Domenico Fiocco. Questi riscontrò sulla superficie estensoria dell’avambraccio destro di Taffiorelli una leggerissima graffiatura della lunghezza di otto centimetri. Venne giudicata prodotta da corpo lacerante, come unghia, spina o simile, non certamente da arma tagliente, come coltello o sciabola e simili. La graffiatura risaliva a tre giorni innanzi ed era già guarita, senza aver apportato malattia o incapacità al lavoro.

      Lo stesso giorno il Giudice Istruttore Sanna Camerada sentì anche il dott. Cleto Pierannunzi, il quale negò di aver assistito giorni addietro ad un duello che si diceva avvenuto nell’orto Delfico tra Francesco Taffiorelli e Francesco Recchia e tanto meno che il primo fosse rimasto ferito.

      Alle ore 10 del 7 luglio vennero chiamati a deporre nell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Teramo  il dott. Tommaso Gaspari, fu Michele, di anni 35, ed Ottavio Sardella, fu Vincenzo, di anni 58, caffettiere, i quali vennero sentiti dal Giudice Istruttore Luigi Ariani. Il primo negò di essere stato presente nei giorni precedenti al duello che si diceva avvenuto tra Recchia e Taffiorelli. Il secondo riferì che la sera del 3 luglio si era presentato a lui un giovanotto, di cui non sapeva il nome, ma che sapeva stare nello studio dell’avv. Moruzzi. A nome del Conte Filippo Delfico gli aveva chiesto la chiave del suo giardino di famiglia, che egli aveva in consegna. Sapendo che il Conte in quei giorni si trovava a Teramo, aveva consegnato la chiave, che gli era stata riconsegnata l’indomani. Sardella disse che non era al corrente di quanto fosse avvenuto quella sera nell’orto Delfico, e ancor meno se vi si fosse svolto un duello e tra chi. Che vi fosse stato lo aveva sentito dire dalla voce pubblica nei giorni successivi, ma egli non sapeva nulla in proposito. Gli fu chiesto se sapeva dove si trovasse al momento il Conte Delfico. Rispose di sapere che si trovava a Montesilvano.

      Il 14 luglio l’Ispettore Zippilli inviò al Giudice Istruttore una nota in cui diceva che ulteriori indagini condotte sull’asserito duello che si diceva avvenuto nell’orto Delfico erano riuscite infruttuose.

      Cinque giorni dopo, il 19 luglio 1894, il P.M. Cipolla, giudicando non provata l’esistenza dei reati segnati in rubrica, chiese il non farsi luogo a procedimento. Per la legge il duello non era mai avvenuto, ma per l’opinione pubblica sì. E infatti se ne parlò a lungo in città, anche se nulla comparve sui giornali dell’epoca.