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I complici di Acciarito

(Il processo Diotallevi-Ceccarelli-Gudini-Collabona - 1900)

collana "La Corte! Processi celebri teramani", n. 42,  Artemia Nova Editrice, Mosciano Sant'Angelo, 2021, pp.196,

euro 18,00

 

Il 22 aprile 1897  l’anarchico romano Pietro Acciarito, 27enne,  dopo aver venduto gli attrezzi della sua officina di fabbro, si era recato all’Ippodromo delle Capannelle e, mescolatosi alla folla, era riuscito ad avvicinarsi alla carrozza del Re d’Italia  Umberto I, alla cui vita aveva attentato rmato di un coltello.Processato, era stato condannato all’ergastolo.Da subito era partita la caccia ai suoi presunti complici, nella convinzione che non potesse averagito da solo. Un suo amico, Romeo Frezzi,ritenuto un suo complice, era stato arrestato, ma era morto nel carcere nel quale stato rinchiuso,con la versione ufficiale di un suo suicidio. Acciarito aveva fatto i nomi di cinque suoi complici:Ernesto Diotallevi, Aristide Ceccarelli, Federico Gudini, Pietro Collabona e Cherubino Trenta.I primi quattro in stato di detenzione e il quinto latitantevennero processati nel 1905 nella Corte d’Assise di Teramo, sede designata per “legittima suspicione”.

Il processo richiamò inviati della grandestampa nazionale e l’attenzione del pubblico:Acciarito avrebbe confermato le sue accuseo avrebbe ritrattato e sostenuto che era stato costretto a farle con torture, minacce e inganni?

 

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