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La fine di un dramma coniugale

 

Giovedì 31 dicembre 1891 "La Luce", Giornale della Democrazia Abruzzese, stampato a Teramo (proprietario responsabile: Feliciano Alessandrini) pubblicò un articolo su un dramma coniugale avvenuto a Roma.

I giornali della capitale giunti ieri portano i particolari di un dramma coniugale, protagonista del quale è stato un teramano, e la cui catastrofe si è svolta in un postribolo.

    Certo Pasquale d'Angelo di cui testè uscito dal carcere, dove aveva scontato la pena di 5 mesi di reclusione, uccideva con tre colpi di revolvers la propria moglie che si era ridotta a servire Venere in uno dei tempii di infio ordine a Roma.

 

   La disgraziata era di buona famiglia romana ed era conosciuta come una distinta suonatrice di pianoforte.

    Anch'ella scontò una pena nella carcere del Buon patire per essere stata complice, in alcuni scrocchi, del marito.

   Espiata la condanna non volle più stare col padre che l'aveva accolta in casa e fuggì andando a menare la mala vita.

   Ella prima di sposare il d'Angelo era buona e virtuosa. Certo l'esempio del marito e la triste compagnia di donne di malaffare nelle prigioni l'avevano traviata.

 

    Il Pasquale d'Angelo uscì di carcere il 2 dicembre e fu tradotto dai carabinieri qui a Teramo, d'onde giorni dietro partiva improvvisamente in seguito ad un telegramma del suocero che lo avvisava della scomparsa della moglie.

    Giunto a Roma e saputo dove la infelice aveva preso stanza vi si recò, e trovatala lì nella sala dove si ricevono i clienti: Disgraziata ! - le disse; ed estratta la rivoltella le tirò tre colpi a bruciapelo facendola cadere ai suoi piedi.

   

     L'uxoricida è latitante